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Meta nel mirino dell’UE: multe in arrivo per il modello di consenso “dai il consenso o paga”

Il modello di Meta “dai il consenso o paga” per Facebook e Instagram viola le norme della UE, aprendo la strada a potenziali multe significative.

Recentemente, l’Unione Europea ha sottolineato come il modello di Meta, che richiede agli utenti di dare il consenso alla raccolta dei loro dati o pagare per evitare quest’ultima, violi le normative vigenti. Questo segue un’indagine approfondita iniziata dopo l’entrata in vigore del Digital Markets Act (DMA) nel marzo scorso. La Commissione europea sostiene che Meta non offre un’alternativa adeguata che permetta agli utenti di usufruire dei suoi servizi senza la necessità di accettare la raccolta dei dati o pagare per un abbonamento.

Secondo i risultati preliminari, la pratica di Meta non rispetta il diritto degli utenti di scegliere liberamente il trattamento dei propri dati personali. La Commissione ha richiesto a Meta di creare un’opzione equivalente che non comporti costi aggiuntivi per i consumatori. Se l’azienda non dovesse adeguarsi, rischia una multa salata, potenzialmente fino al 10% delle sue entrate globali annuali.

Preoccupazioni dell’UE su Meta

Il punto critico che preoccupa l’UE è che Meta, attraverso il suo modello di consenso, non offre realmente un’opzione di scelta libera e semplice per i suoi utenti. La necessità di pagare per non avere pubblicità personalizzate è vista come una barriera che non facilita l’esercitazione del diritto al consenso libero.

L’indagine, che potrebbe concludersi entro marzo 2025, prevede una valutazione dettagliata delle pratiche di Meta e delle loro conformità al DMA. Nel frattempo, l’azienda ha dichiarato di voler collaborare con la Commissione per risolvere la questione, affermando che l’abbonamento senza pubblicità rispetta le direttive dell’Alta Corte europea.

Implicazioni legali e storiche

La questione del consenso e della pubblicità non è nuova per i giganti tech. Prima del 2018 e dell’entrata in vigore del GDPR, Facebook utilizzava il consenso degli utenti come base giuridica per la pubblicità sui suoi social. Dopo il GDPR, questo approccio è stato abbandonato a favore di un modello contrattuale che però non era conforme alle normative europee sulla protezione dei dati personali.

Personaggi di rilievo come Riccardo Acciai, Direttore del Servizio relazioni internazionali e con l’Unione Europea del Garante per la protezione dei dati personali, hanno commentato queste pratiche sottolineandone l’inadeguatezza rispetto alle regolamentazioni previste dal GDPR e, ora, dal DMA.

Prospettive future per Meta

La strada davanti a Meta prevede un dialogo costruttivo con le autorità europee per adeguare le sue pratiche alle normative vigenti. La creazione di servizi che rispettino il diritto al consenso libero e semplice rappresenta una sfida non solo per Meta, ma anche per altre grandi aziende del settore che possono trovarsi in situazioni simili.