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Il capitalismo digitale: un viaggio nella distopia della sorveglianza

Il capitalismo digitale e la digitalizzazione sono diventati nuove religioni, ma nascondono una natura distopica e alienante. Scopriamo come.

Il mondo digitale ha trasformato il nostro modo di vivere, lavorare e interagire. Lo schermo, che una volta era solo un mezzo di intrattenimento, è diventato la chiave di accesso alla vita moderna, miniaturizzando e amplificando il nostro io. Ma cosa succede quando la tecnologia e il capitalismo diventano nuove religioni?

In “Algoritmi e preghiere”, Guerino N. Bovalino esplora questa questione, offrendo una critica profonda alla digitalizzazione e al capitalismo della sorveglianza. Secondo Bovalino, queste nuove “religioni” non sono solo strumenti di progresso, ma possono anche avere una natura distopica e alienante.

Il capitalismo digitale, in particolare, è stato descritto come una “gabbia di vetro nella tana del Bianconiglio”. Questa metafora evocativa suggerisce un mondo in cui siamo costantemente osservati e monitorati, intrappolati in una rete di sorveglianza che limita la nostra libertà e autonomia. In questo scenario, la tecnologia non è più uno strumento al servizio dell’umanità, ma un mezzo per esercitare controllo e potere.

La digitalizzazione, d’altra parte, ha portato a una miniaturizzazione e amplificazione del nostro io. Con l’avvento dei social media e delle piattaforme digitali, siamo costantemente esposti e connessi, ma allo stesso tempo isolati e alienati. Questo processo ha portato a una sorta di “schizofrenia digitale”, in cui la nostra identità online e offline diventano sempre più distinte e separate.

La critica di Bovalino non è rivolta alla tecnologia o al capitalismo in sé, ma piuttosto al modo in cui sono stati utilizzati e manipolati. Il suo obiettivo è di stimolare una riflessione critica sulla nostra relazione con la tecnologia e il capitalismo, e di incoraggiare un uso più consapevole e responsabile di questi strumenti.

La sua analisi ci invita a interrogarci sul ruolo che la tecnologia e il capitalismo giocano nelle nostre vite, e a riflettere su come possiamo utilizzarli per migliorare la società, piuttosto che per limitare la nostra libertà e autonomia.