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Perplessità Francese: la crescente diffidenza nell’intelligenza artificiale

Una recente ricerca rivela che il popolo francese mostra un’insolita apprehensione nei confronti dell’intelligenza artificiale, in particolare nell’ambito lavorativo e nella protezione dei dati personali.

Un atteggiamento di diffidenza dell’avanzamento dell’intelligenza artificiale generativa sembra emergere in maniera particolare tra i francesi. Questa è una delle rivelazioni più sorprendenti di una ricerca internazionale condotta dal Boston Consulting Group (BCG), che ha intervistato 21.000 individui in 21 nazioni diverse per comprendere la percezione che le persone hanno di questa forma di IA, in grado di produrre contenuti vari (testi, immagini, ecc.) partendo da richieste semplici.

Il dato che risalta maggiormente è che, tra i residenti francesi, il livello di entusiasmo per l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa nel panorama lavorativo è molto meno diffuso rispetto alla media globale. Solo il 58% degli intervistati francesi ha espresso positività riguardo a questa prospettiva, mentre a livello internazionale l’approvazione è stata espressa dal 70% dei partecipanti al sondaggio. Inoltre, un terzo dei francesi ha addirittura manifestato preoccupazione per l’impiego di quest’ultima nella loro vita lavorativa, posizionando la Francia come il paese con l’approccio più timoroso verso questo aspetto, persino superiore alla Corea del Sud.

Che cosa sta alla base di tale apprensione? Jessica Apotheker, direttore associato di BCG, sostiene che la preoccupazione dei francesi derivi principalmente da un senso di insicurezza economica. Essi non percepiscono un ampio supporto in termini di protezione del lavoro, che potrebbe venire minacciato dall’ascesa della tecnologia IA.

La cautela si fa sentire ancor più quando si parla dell’applicazione dell’intelligenza artificiale generativa nella vita privata. Qui si notano due temi ricorrenti nelle risposte degli intervistati: la protezione dei dati personali, tema che preoccupa in maniera specifica il 33% di coloro che esprimono riserve, e l’incertezza legata all’impatto di questa tecnologia sul mercato del lavoro (11%). Inoltre, un 10% è preoccupato per le ripercussioni sull’ambiente che l’utilizzo massiccio di queste tecniche potrebbe comportare.

D’altro canto, è da notare che in Francia la consapevolezza rispetto all’utilizzo dei dati personali è piuttosto alta grazie al lavoro di agenzie come la CNIL (Commissione Nazionale dell’Informatica e delle Libertà). Questa, potrebbe essere una della ragioni principali che sta alla base della sfiducia francese verso le grandi imprese tecnologiche.