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L’Italia e le tasse ambientali: un impegno in crescita a difesa dell’ecosistema

L’Italia è fra le nazioni con la più alta tassazione ambientale: le ‘tasse green’ rappresentano il 3,05% del nostro PIL. Ma cosa implicano queste tasse ed è servita davvero ad un fine ambientale?

Nel corso del 2021, il totale delle tasse ambientali versate da cittadini ed aziende ha raggiunto i 325,8 miliardi di euro alla scala europea, rappresentando un 2,2% del Prodotto Interno Lordo continentale. Un grande contributore di queste tasse è l’Italia che rappresenta uno dei paesi che versa il più elevato importo in tasse ambientali.

Nel 2021, il Bel Paese ha erogato 53,4 miliardi di euro, pari al3,05% del PIL nazionale. Ma di cosa si tratta quando parliamo di tasse ambientali, e soprattutto quando vengono pagate?

Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, le tasse ambientali non sono versamenti per recare un beneficio diretto, come ad esempio il pagamento della tassa sui rifiuti. Si tratta, invece, di contributi derivanti dal principio secondo il quale “chi inquina, paga”. Sebbene rappresentino una rilevante porzione delle entrate fiscali per i Paesi europei, la percentuale di queste tasse è progressivamente diminuita, passando dal 6% del 2010 al 5,4% del 2021.

Questo genere di tassazione prende forma ogniqualvolta vengono acquistati o usati prodotti inquinanti. Ad esempio, si paga una “environmental tax” quando ci si serve di carburanti fossili, come la benzina e il gas per riscaldare la propria casa, o quando si acquista un’auto non elettrica, o ancora quando si acquista un biglietto aereo. Per le aziende, le tasse ambientali vengono calcolate in relazione alla quantità delle emissioni di gas a effetto serra, alla produzione di rifiuti solidi e addirittura basandosi sul livello di inquinamento acustico.

Ciononostante, sono le famiglie italiane che portano il peso maggiore di queste ecotasse, con un incremento sul 53,91% rispetto al totale dei 53,4 miliardi di euro raccolti dall’Italia. Al contrario, solo il 17,5% di queste tasse è stato pagato dalle industrie, mentre il resto è stato versato da aziende che forniscono servizi.

La distirbuzione delle tasse ambientali in Italia

Analizzando la distribuzione regionale delle tasse ambientali in Italia, emerge un panorama interessante. In cima alla lista, troviamo la Lombardia, con versamenti per 2.415 milioni di euro, su cui segue il Veneto, con versamenti per 1.263 milioni di euro, mentre al terzo posto vi è l’Emilia-Romagna, che ha contribuito con 1.188 milioni di euro al totale. Il Lazio si posiziona al quarto posto con 1.203 milioni di euro e, a seguire, troviamo il Piemonte con 937 milioni di euro, la Toscana con 902 milioni di euro, la Campania con 962 milioni di euro, la Sicilia con 904 milioni di euro e, infine, la Puglia, con versamenti per 760 milioni di euro.

La situazione delle tasse ambientali in Europa: il caso dell’Irlanda

Guardando al contesto europeo, una domanda che si potrebbe porre è: l’Irlanda inquina veramente tanto da essere l’ultima in Europa per i versamenti delle tasse ambientali? La risposta può essere facilmente riscontrata osservando la produzione di gas a effetto serra: essa ammonta a 59.788 chilotonnellate, molto di più rispetto alla Croazia, che produce invece solo 23.605. Tuttavia, la Croazia è seconda in Europa per l’incidenza delle tasse ambientali sul PIL, mentre l’Irlanda risulta all’ultima posizione. Emerge quindi un’apparente mancanza di equità nell’applicazione del principio “chi inquina, paga”.

Infatti, la tassazione ambientale in Europa non ha seguito un andamento omogeneo tra i vari stati dal 2010 al 2021: solo cinque paesi hanno aumentato queste tasse e si tratta di Grecia, Croazia, Italia, Belgio e Francia. In particolare, l’aumento più significativo si è verificato in Grecia, dal 7,7% al 9,5% del gettito fiscale totale del paese, mentre la diminuzione più rilevante (2,1 punti percentuali sul totale delle tasse pagate dal Paese) si è verificata in Irlanda, seguita da Danimarca, Lussemburgo, Malta, Slovenia, Cipro ed Estonia.

Un altro problema risiede nell’impiego di queste tasse e cioè che, nonostante il loro nome, la quasi totalità dei versamenti non viene destinata alla tutela dell’ambiente. Infatti, nel 2018 in Italia, solo lo 0,98% di tutti i versamenti è stato realmente impiegato per l’ambiente, indicando dunque che la quasi totalità di queste imposte pagate da cittadini ed imprese per la tutela dell’ambiente sono servite ad altri scopi.