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L’Attacco che Oscurò Internet: Il Percorso Fatale di una Nave

L’attacco missilistico contro una nave potrebbe essere la causa del danno a tre cavi sottomarini che ha interrotto il servizio Internet per milioni.

La tranquillità delle acque del Mar Rosso è stata recentemente infranta da un incidente che ha avuto ripercussioni a livello mondiale: il danneggiamento di tre cavi sottomarini essenziali per la connessione Internet di milioni di persone. L’incidente ha messo in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture critiche e la potenziale relazione con azioni militari nell’area, in particolare il conflitto in Yemen.

Secondo le indagini, le origine di questo blackout digitale può essere ricondotta all’attacco missilistico sferrato dai ribelli Houthi contro una nave cargo. Pur negando ogni responsabilità nel danneggiamento dei cavi, non è da escludere che una conseguenza involontaria dell’attacco sia stata proprio la compromissione delle connessioni marittime. La nave, lasciata alla deriva per mesi dopo l’attacco e conosciuta come “nave fantasma”, ha seguito un percorso che gli analisti riconnettono ai danni subiti dai cavi sottomarini nella cosiddetta “Porta delle Lacrime”, importante rotta marittima che affianca un fondamentale nodo Internet sottomarino.

Questo episodio serve come monito sulle implicazioni delle guerre moderne, dove gli attacchi diretti a strutture e mezzi militari possono avere conseguenze inaspettate sulla vita civile, in specie sul servizio Internet così centrale nella nostra quotidianità. La dipendenza dalle connessioni sottomarine, infatti, rende il mondo esposto a disconnessioni di massa in casi di errori umani, attentati o semplice sfortuna correlati ai percorsi navali.

La sicurezza dei cavi sottomarini che attraversano gli oceani del pianeta è ormai una questione di cyber security, anche se la minaccia non proviene dal cyberspazio ma dal mondo fisico. La necessità di aumentare la resilienza di queste strutture passa per una migliore comprensione dei rischi, una maggiore collaborazione internazionale e, forse, la creazione di alternative più sicure e meno vulnerabili.

Il caso del danneggiamento dei cavi nel Mar Rosso è solo l’ultimo esempio di come le infrastrutture civili possano diventare vittime collaterali in un contesto di conflitti geopolitici. Garantire la connettività globale richiede un approccio che vada oltre la semplice riparazione dei cavi; si tratta di realizzare una rete più robusta che possa resistere agli inevitabili scossoni del nostro tempo turbolento.