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La battaglia contro la mafia nelle amministrazioni locali

In Calabria, 1 comune su 3 sciolti per mafia. Scopriamo come la criminalità mina le istituzioni.

La criminalità organizzata penetra profondamente nelle fibre delle amministrazioni locali, rappresentando una sfida continua per l’integrità delle stesse. Il fenomeno dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose si mostra come un ulteriore allarme sulla salute del sistema democratico e sulla necessità di mantenere costantemente alta la guardia contro tentativi di corruzione e condizionamento.

L’ultimo episodio che ha colpito l’opinione pubblica è la situazione del comune di Bari, la cui amministrazione guidata da Antonio Decaro è finita sotto i riflettori con l’istituzione di una commissione volta a esaminare eventuali infiltrazioni criminali. Tuttavia, lo scenario non è circoscritto a questo caso isolato: è la Calabria a tenere il triste record di regione con il più alto numero di commissariamenti a causa delle infiltrazioni mafiose, dato che impone una riflessione sulla vulnerabilità delle istituzioni più piccole e locali.

I dati sono impietosi: dal 1991 al 2023, 383 comuni italiani sono stati sciolti per motivo di mafia, con la Calabria che presenta un percentuale del 34% sul totale dei casi. Ciò significa che oltre un terzo dei comuni colpiti da tale misura si trovano in questa regione, seguita a ruota da Campania e Sicilia.

La situazione diviene ancora più critica se si osserva la dimensione demografica dei comuni interessati. Il 72% di questi hanno una popolazione inferiore ai 20.000 abitanti, un fattore che facilita il controllo del territorio e delle entità sociali da parte delle organizzazioni criminali.

La prevalenza delle liste civiche negli enti sciolti suggerisce un’elevata penetrazione della criminalità organizzata nei movimenti locali, forse ancor più di quanto avviene con i partiti tradizionali. Influenzare enti con un numero limitato di abitanti consente ai clan di esercitare un controllo più capillare, sfruttando la maggiore vicinanza tra cittadini e amministratori e la minore attenzione mediatica.

Esaminiamo i settori maggiormente interessati da tali influenze illecite: l’edilizia e i tributi sono in cima alla lista, seguiti dalle concessioni demaniali marittime. Sembra invece che altri ambiti, come la gestione dei migranti, il verde pubblico e la residenza pubblica siano meno esposti a rischi di questo tipo.

Vale la pena notare che, tra i comuni colpiti da più di uno scioglimento, San Giuseppe Vesuviano è alla sua terza volta, evidenziando ancora una volta come la criminalità organizzata non si arrenda facilmente e continui a cercare vie di intrusione nelle strutture governative.

Nonostante questi fatti, è incoraggiante rilevare che ci sono anche regioni italiane in cui non si è mai reso necessario sciogliere un comune per infiltrazioni mafiose, dimostrando che la lotta è possibile e che l’integrità amministrativa può essere difesa con successo.

Le misure di scioglimento dei comuni per mafia rappresentano quindi un’arma cruciale per preservare la democrazia e l’integrità istituzionale. Ma la sola azione reattiva non basta: è necessario un impegno diffuso e continuo per prevenire il fenomeno, perfezionando le leggi anticorruzione e investendo nella formazione e nella consapevolezza civica.